Da La Stampa del 30/05/2003
L'Illuminismo è meglio della Bibbia?
di Pierluigi Battista
SE è vero che Dio non può essere messo ai voti, come fondatamente afferma chi è scettico o ostile all’eventualità di menzionare esplicitamente le radici «cristiane» nella nuova Costituzione europea, tuttavia non si capisce perché gli europei debbano obbligatoriamente giurare su Voltaire e Diderot. Il riferimento aperto al «cristianesimo» (o al retaggio ebraico-cristiano, come si è premurato di precisare con impeto ecumenico Gianfranco Fini) alla stregua di fonte vitale dell’identità europea rischia infatti di confessionalizzare la nuova Europa, estromettendo dalla carta dei princìpi tutti gli europei, non credenti o di altra religione, che non si riconoscono in quella matrice spirituale. Ma allora perché, nella bozza costituente ora sottoposta al vaglio dell’opinione pubblica, fissare su carta che la nuova Europa, debba richiamarsi perentoriamente alle «correnti filosofiche dei Lumi»? E se si vogliono evitare gli scogli del confessionalismo, non costituisce forse una forma di imperialismo ideologico quel riferimento all’Illuminismo come filosofia di base dell’identità europea?
A differenza dell’allusione generalissima alla «civiltà ellenica e romana» e dell’imprecisato richiamo alle «eredità culturali, religiose e umaniste dell’Europa», il riferimento diretto alla «filosofia dei Lumi» mette bruscamente in campo un impianto culturale controverso, introduce un elemento polemico destinato a confinare in una condizione di minorità chi volesse pubblicamente rifarsi a una filosofia non solo anti-illuministica ma semplicemente non illuministica della politica e della società. E’ forse meno europeo un seguace della critica nietszchiana all’antropologia dei Lumi? E’ poco europea la tradizione ideologico-filosofica della scuola di Francoforte di Adorno e Horkheimer, feroce demolitrice della «dialettica dell’Illuminismo»? Non è di rango europeo il filone culturale, non necessariamente cristiano, che vede nel dottrinarismo astratto dei Lumi (soprattutto di matrice francese, francese come Giscard) l’antefatto ideologico, il «prologo in cielo» della degenerazione giacobina e del Terrore rivoluzionario? La Costituzione europea, si dice, non deve escludere nessuno. Ma il silenzio agnostico e tollerante su Dio non appare più debole se l’Encyclopédie, inopinatamente, prende il posto della Bibbia?
A differenza dell’allusione generalissima alla «civiltà ellenica e romana» e dell’imprecisato richiamo alle «eredità culturali, religiose e umaniste dell’Europa», il riferimento diretto alla «filosofia dei Lumi» mette bruscamente in campo un impianto culturale controverso, introduce un elemento polemico destinato a confinare in una condizione di minorità chi volesse pubblicamente rifarsi a una filosofia non solo anti-illuministica ma semplicemente non illuministica della politica e della società. E’ forse meno europeo un seguace della critica nietszchiana all’antropologia dei Lumi? E’ poco europea la tradizione ideologico-filosofica della scuola di Francoforte di Adorno e Horkheimer, feroce demolitrice della «dialettica dell’Illuminismo»? Non è di rango europeo il filone culturale, non necessariamente cristiano, che vede nel dottrinarismo astratto dei Lumi (soprattutto di matrice francese, francese come Giscard) l’antefatto ideologico, il «prologo in cielo» della degenerazione giacobina e del Terrore rivoluzionario? La Costituzione europea, si dice, non deve escludere nessuno. Ma il silenzio agnostico e tollerante su Dio non appare più debole se l’Encyclopédie, inopinatamente, prende il posto della Bibbia?
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