Da Corriere della Sera del 26/05/2003
Andreotti e il caso Sme «Craxi poteva dire di no Non servivano cordate»
Il senatore a vita: sospendere i giudizi? Se la votazione è pacifica, altrimenti meglio non farlo
di Dario Di Vico
BAGNAIA (Siena) - Arrivato nella campagna senese per parlare di giornali e scuola con i giovani partecipanti al meeting «Crescere tra le righe», il senatore a vita Giulio Andreotti ha concesso ai cronisti una sua ricostruzione della vicenda Sme. «Se Craxi riteneva che quello con De Benedetti fosse un contratto sbagliato, visto che il governo doveva approvarlo, bastava non approvarlo. Non c’era quindi bisogno di promuovere da parte sua una cordata». Andreotti ha ricordato come al tempo fosse ministro degli Esteri e quindi «per fortuna» non si fosse occupato della vicenda. «In quel momento, comunque, c’era una grande pressione dell’opinione pubblica che non capiva perché lo Stato dovesse continuare a produrre i panettoni. E probabilmente Prodi avrebbe voluto dare l’esempio». Privatizzando la Sme. Ma «ci sono state altre iniziative concordate con grossi personaggi dell’industria alimentare». E Andreotti ancora oggi non capisce perché Bettino Craxi, anziché limitarsi a bocciare il contratto Iri-De Benedetti, avesse brigato per far entrare in lizza Silvio Berlusconi e Pietro Barilla. A proposito del Lodo Maccanico, il senatore ha dichiarato che se deve essere approvato «per non rendere complicata la presidenza italiana del semestre europeo», allora occorre affrettare i tempi. Però lo si può fare solo se si va incontro «a una pacifica votazione, altrimenti è meglio non farlo». Andreotti reputa giusto che durante la presidenza l’inquilino di palazzo Chigi «sia esente da iniziative giudiziarie», per evitare che qualunque procuratore possa creare una situazione di crisi.
Rispondendo alle domande del pubblico presente a Bagnaia al convegno organizzato dall’Osservatorio giovani-editori, Andreotti ha sottolineato come «i toni da gladiatori con cui oggi si affrontano molte questioni della vita politica dovrebbero essere stemperati». Non si può andare avanti per molto con la linea del «muro contro muro». Nella Prima Repubblica ci sono stati «momenti dai toni aspri, con scontri anche in Parlamento», come nel caso dell’adesione dell’Italia al Patto Atlantico. «Ci fu una lotta durissima, ma che è stata sempre superata senza intaccare il sistema». Andreotti rimane convinto che si debba tornare al proporzionale, un sistema che può tenere in miglior conto «le diversità politiche ed economiche dell’Italia».
Dissentendo da Giuliano Amato, che aveva criticato la politica trattata in tv con il metodo «Porta a porta», Andreotti ha detto che la trasmissione di Bruno Vespa «un ruolo ce l’ha», così come sono «di notevole interesse alcuni dibattiti che vanno in onda su La 7». E dico questo, ha aggiunto il senatore, «anche se Giuliano Ferrara dopo avermi coperto di tanti elogi mi ha messo temporaneamente in punizione, forse per le mie posizioni sulla guerra in Iraq». Da Roma Ferrara ha risposto dichiarando che «per il senatore Andreotti provo stima e simpatia e non mi permetterei di metterlo in punizione. Mi limito a non festeggiarlo quando si lascia sventolare come una bandiera dai suoi tentati aguzzini».
Rispondendo alle domande del pubblico presente a Bagnaia al convegno organizzato dall’Osservatorio giovani-editori, Andreotti ha sottolineato come «i toni da gladiatori con cui oggi si affrontano molte questioni della vita politica dovrebbero essere stemperati». Non si può andare avanti per molto con la linea del «muro contro muro». Nella Prima Repubblica ci sono stati «momenti dai toni aspri, con scontri anche in Parlamento», come nel caso dell’adesione dell’Italia al Patto Atlantico. «Ci fu una lotta durissima, ma che è stata sempre superata senza intaccare il sistema». Andreotti rimane convinto che si debba tornare al proporzionale, un sistema che può tenere in miglior conto «le diversità politiche ed economiche dell’Italia».
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