Da La Stampa del 26/05/2003

Sharon: è giunto il momento di spartire questa terra

Il governo israeliano dice un primo sì al «Tracciato di pace»

Il documento del Quartetto (Usa,Ue, Russia e Onu) ha ottenuto dodici voti favorevoli, sette contari e quattro astenuti. Insieme con il piano è stata approvata una lunga serie di emendamenti

di Aldo Baquis

TEL AVIV - Al termine di un dibattito altamente drammatico durato sei ore, il governo di Ariel Sharon ha approvato - con una stretta maggioranza (12 sì su 23 voti) e una lunga lista di riserve - il Tracciato di pace del Quartetto, che prevede fra l'altro la costituzione in tempi brevi di uno Stato palestinese entro confini provvisori. Accolto subito con grande soddisfazione alla Casa Bianca, questo voto spiana la strada a numerose iniziative diplomatiche. Fra queste, un incontro immediato fra Sharon e il suo omologo palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) e subito dopo un vertice allargato, alla presenza dei presidenti George Bush e Hosni Mubarak e di re Abdallah di Giordania. Oggi inoltre il ministro francese degli Esteri Dominique de Villepin sarà a Ramallah per ribadire al presidente Yasser Arafat e ad Abu Mazen il sostegno europeo alla loro politica. I servizi di sicurezza israeliani, però, sono stati ancora una volta allertati nel timore di nuovi attentati, dopo quelli lanciati a ripetizione la settimana scorsa dagli irriducibili di Hamas e della Jihad islamica. Abu Mazen - secondo una fonte della sicurezza israeliana - ha forse buona volontà, ma finora le sue forze di sicurezza non hanno nemmeno iniziato a sventare gli attentati. Per Sharon non è stata una giornata facile. Da un lato, il suo attaccamento storico alla politica di insediamento ebraico nei Territori. Dall'altro, il timore di innescare con Washington una crisi che lascerebbe lo Stato ebraico in totale isolamento. In un’intervista al quotidiano «Yediot Ahronot», Sharon ha ammesso che «è ormai giunto il momento di spartire questa terra, fra noi e i palestinesi». Ai ministri del Likud aveva detto che Israele «non può continuare a soggiogare un altro popolo». Nelle sue parole alcuni ministri del Likud hanno rilevato una venatura di eresia.

Ancora mesi fa Benyamin Netanyahu (oggi ministro delle Finanze) aveva costretto il Comitato centrale del Likud a esprimersi contro la costituzione di uno Stato palestinese indipendente: una mozione in cui Sharon (favorevole a uno Stato palestinese ristretto e smilitarizzato) si era trovato in minoranza. Ieri Netanyahu ha minacciato di votare contro il Tracciato di pace: ha preferito poi astenersi, anche per non irritare Washington mentre Israele attende ancora di ricevere dagli Stati Uniti garanzie bancarie per un ammontare complessivo di nove miliardi di dollari. Da destra, il più acceso contestatore di Sharon è stato un ministro del Likud, Uzi Landau, ex ministro della Sicurezza interna, secondo il quale il governo avrebbe dovuto respingere il Tracciato e informare Bush che «Israele è pronto a compromessi, ma non a compiere un suicidio nazionale». Per Landau, il Tracciato «è ancora peggiore degli accordi di Oslo», in quanto per la prima volta Israele accetta in principio la costituzione di uno Stato palestinese indipendente, ammette che deve cessare l’occupazione dei Territori invasi nel 1967 e si rassegna a un profondo intervento internazionale nelle proprie questioni di sicurezza. Una volta proclamata l’indipendenza della Palestina, la lotta al terrorismo - ha avvertito Landau - sarà resa impossibile per Israele da schiere di osservatori internazionali. Per allontanare questo e altri rischi, il governo Sharon ha dunque votato a favore di una lista di riserve, che comunque non potranno alterare il testo ufficiale del documento elaborato dal Quartetto (Usa, Ue, Russia, Onu). La principale riserva riguarda il diritto del ritorno per milioni di profughi palestinesi che - secondo Israele - potranno essere assorbiti solo nel futuro Stato palestinese, e non nello Stato ebraico. Israele ribadisce inoltre che nel dipanamento del Tracciato, solo il successo nella fase iniziale consente il passaggio alla fase seguente. In mancanza di una seria lotta al terrorismo - questa è l’interpretazione del governo Sharon - l'intero processo (che include il congelamento delle colonie) si arenerà, come è avvenuto nei mesi scorsi agli analoghi piani di George Mitchell e di George Tenet.

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