Da La Stampa del 23/05/2003

Preso un battello pieno d'esplosivo per gli israeliani la regia è di Arafat

Sull’imbarcazione anche un istruttore degli Hezbollah specializzato nella confezione di ordigni Da Ramallah si cerca un accordo con lo sceicco Yassin per chiedere ad Hamas una tregua

di Aldo Baquis

TEL AVIV - Un peschereccio egiziano carico di esplosivi e con a bordo un emissario dei guerriglieri Hezbollah è stato intercettato da commando israeliani nella notte di martedì nelle acque internazionali a largo di Naharya (al confine fra Israele e Libano) e condotto nel porto di Haifa. Lo hanno reso noto ieri fonti militari ufficiali a Tel Aviv. Al termine di una inchiesta preliminare dell'equipaggio il ministro israeliano degli esteri Silvan Shalom ha accusato imprecisati consiglieri del presidente palestinese Yasser Arafat di essere stati coinvolti nella operazione di contrabbando, che ricorda da vicino la vicenda della «Karine A»: un battello intercettato un anno e mezzo fa da Israele nel mar Rosso, con a bordo 50 tonnellate di armi iraniane probabilmente destinate alla Autorità nazionale palestinese. La rivelazione della vicenda è giunta mentre a Washington il presidente George Bush aveva appena ricevuto il ministro delle finanze palestinese Salam Fayad (secondo il ministro degli esteri israeliano Silvan Shalom, intensi «contatti sono in corso» per un probabile incontro tra il presidente Usa, Sharon e Mahmud) e mentre a Gaza il premier Abu Mazen (Mahmud Abbas) era impegnato in delicati colloqui con la leadership di Hamas, allo scopo di ottenere la sospensione delle operazioni militari per favorire la realizzazione del Tracciato di pace elaborato dal Quartetto. La delegazione di Hamas era guidata dallo sceicco Ahmed Yassin, la figura più autorevole degli integralisti palestinesi nei Territori. Abu Mazen aveva al suo fianco il responsabile per la sicurezza interna, Mohammed Dahlan: colui il quale dovrebbe provvedere ad imporre con la forza a Hamas il volere della Autorità palestinese, se i contatti politici non avessero l'esito sperato. «Nei contatti preliminari con Hamas abbiamo compiuto progressi», ha detto prima dei colloqui il ministro palestinese Jamal Shubaki. «Certo ci attendiamo ancora da Israele che annunci il proprio sostegno al tracciato di pace, senza ulteriori riserve». Nel frattempo a Ramallah hanno destato nervosismo le anticipazioni della stampa su un possibile boicottaggio di Arafat da parte del presidente del consiglio Silvio Berlusconi, quando all'inizio di giugno prevede di recarsi in visita a Gerusalemme. «Sarebbe inconcepibile - ha detto il ministro palestinese Ghassan al Khatib - che egli cedesse alle pressioni israeliani e si astenesse dall'incontrare Arafat, proprio quando l'Italia si accinge ad assumere la presidenza di turno della Unione europea». Proprio ieri Israele è tornato ad accusare duramente Arafat di aver stretto legami logistici con i guerriglieri filo-iraniani Hezbollah allo scopo di garantire l'invio dal Libano a Gaza di materiale esplosivo sofisticato e di un istruttore militare addestrato alla confezione di ordigni e al potenziamento dei razzi Qassam, già prodotti artigianalmente nella Striscia. Questo episodio, secondo una fonte ufficiale israeliana, è destinato ad imbarazzare i governi che dovrebbero sorvegliare le attività degli Hezbollah (Libano, Siria ed Iran), governi ai quali ancora di recente il segretario di stato Colin Powell aveva chiesto di non appoggiare ulteriori attività di destabilizzazione. Secondo la ricostruzione israeliana, il peschereggio egiziano «Abu Hassan» è salpato il 16 maggio dal porto di Rashid con sette marinai a bordo, e si è diretto ad ovest verso Marsa Matruh. Il 17 maggio ha intrapreso la rotta per il Libano e nella nottata ha attraccato di fronte a Beirut. Là è stato raggiunto da una imbarcazione degli Hezbollah su cui trovavano tre uomini armati e l'istruttore militare - Hammed Abu Amara - che (secondo Israele) avrebbe dovuto raggiungere inizialmente l'Egitto e quindi proseguire via terra per Gaza. Dove era atteso - secondo la versione fornita da fonti militari a Tel Aviv - da Adel Mugrabi, un responsabile di progetti nazionali dell'Anp, e da Fathi Razem, ex vicecomandante della polizia militare palestinese e adesso privo di incarichi ufficiali. «Più che la quantità degli esplosivi trovati a bordo, è la loro qualità che desta preoccupazione», ha commentato Yaakov Amidror, un ex comandante dell'intelligence militare di Israele. «L industria militare palestinese si preparava a compiere un salto di qualità». Secondo il portavoce militare, a bordo del peschereccio c'erano interruttori elettrici per la attivaziona a distanza di ordigni, detonatori per razzi di tipo Katyusha, corpetti esplosivi, materiale e chimico e 36 compact-disc con informazioni e consigli relativi alla produzione di ordigni e di razzi, frutto della esperienza ventennale degli Hezbollah.

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