Da Il Sole 24 Ore del 23/05/2003

L'Onu mette fine a 13 anni di sanzioni

di Mario Platero

NEW YORK - Dopo una tormentata spaccatura durata oltre sei mesi l'Onu ha recuperato ieri almeno una parvenza di unità: con una maggioranza di 14 a zero, il Consiglio di Sicurezza ha approvato la risoluzione 1483, che pone fine a 13 anni di sanzioni contro l'Irak e consente di accelerare i tempi della ricostruzione. La risoluzione di fatto attribuisce agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna il potere che chiedevano per ricostruire l'Irak sia per ciò che riguarda gli aspetti istituzionali sia per quelli economici. L'Onu avrà un suo rappresentante che coordinerà con un ruolo "vitale" un po' tutti gli aspetti della ricostruzione. In termini pratici, però, la posizione sarà più di rappresentanza e di copertura politica che operativa, con maggiori spazi nel settore umanitario. La risoluzione dovrebbe anche chiudere le polemiche avanzate da alcune delle forze politiche dell'opposizione secondo cui la presenza americana in Irak aveva un carattere di illegalità perché fuori dal mandato dell'Onu. Gli Stati Uniti hanno sempre respinto questa posizione, affermando di aver sempre operato in un contesto di legalità grazie alla risoluzione 1441, l'ultima risoluzione approvata sul caso Irak il novembre scorso, all'unanimità con 15 voti a zero. E ora Washington è ben soddisfatta di poter rivendicare anche davanti all'opinione pubblica interna una chiara missione sotto l'egida dell'Onu. Unico assente nel Consiglio la Siria: per evitare di esprimere un voto negativo ma, allo stesso tempo, per esprimere il suo dissenso a una risoluzione che ha comportato settimane di lavoro e che, nella sua forma iniziale, aveva incontrato molte resistenze soprattutto da parte di Francia Germania e Russia. L'obiettivo di Parigi, ma anche quello di Mosca e di Berlino, era quello di recuperare un ruolo operativo e primario per la Nazioni Unite nel post-Saddam. Restò celebre, davanti a questa differenza di posizioni, una frase del consigliere per la Sicurezza nazionale, Condoleezza Rice: «Abbiamo versato il sangue dei nostri soldati per liberare l'Irak, penso sia giusto chiedere un ruolo determinante per il futuro del Paese». La polemica in effetti non è durata troppo a lungo. L'accordo di massima fra i membri del Consiglio di Sicurezza è stato raggiunto mercoledì e ieri c'è stata la ratifica. Del resto non era pensabile che il gelo fra Stati Uniti e Francia, Germania e Russia continuasse a durare a guerra archiviata e nell'imminenza di una serie di importanti incontri internazionali che vedranno i principali leader mondiali a tu per tu più volte nel giro di pochi giorni. Alla fine della settimana prossima, il 31 di maggio, George W. Bush sarà a San Pietroburgo per partecipare alle celebrazioni del trecentesimo anniversario della città. Il 1° e il 2 giugno il G-8 annuale si terrà a Evian, in Francia, e Chirac aveva tutto l'interesse a un recupero dell'unità per evitare che l'ennesimo "fallimento" dell'Onu trasformasse in un fallimento anche il "suo" vertice. La prima nazione a fare passi decisi verso l'unità attorno alla risoluzione è stata per la verità la Germania. Gerhard Schröder ha voluto ricucire con gli americani e ha chiesto che i tempi per la discussione della risoluzione subissero un'accelerazione. Tanto più che la Germania gioca un ruolo importante non solo come "membro" della coalizione franco-russo-tedesca, ma come membro a rotazione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. La Russia e la Francia si sono presto allineate, accettando le leggere modifiche al linguaggio introdotte dagli americani su alcuni dei punti chiave, ad esempio la possibilità di rivedere la situazione entro 12 mesi, senza lasciare dunque un mandato aperto come voleva Washington. «Non è una risoluzione perfetta - ha ammesso l'ambasciatore francese all'Onu Jean Marc de la Sablière - ma non potevamo ignorare i miglioramenti degli ultimi giorni». Da Parigi il ministro degli Esteri Dominque de Villepin, apparso insieme al tedesco Joschka Fischer e al russo Ivan Ivanov ha detto che «la risoluzione rimette l'Onu in gioco. Le Nazioni Unite avranno un ruolo tangibile e indipendente». Da Mosca, Vladimir Putin ha fatto dichiarazioni analoghe, esprimendo apprezzamento per l'approvazione della risoluzione e per il superamento delle differenze all'Onu. Ma a Parigi il segretario di Stato Usa Colin Powell, pur apprezzando il «passo avanti» compiuto dalla Francia, ha lasciato intendere che la frattura sull'Irak non potrà non lasciare conseguenze nelle relazioni bilaterali. E intanto il prezzo del petrolio, anticipando il rientro dell'Irak sui mercati internazionali reso possibile dalla revoca delle sanzioni, è sceso perdendo 13 cents a New York e 24 a Londra.

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