Da Corriere della Sera del 13/05/2003
«Il mini-dollaro? Così gli Usa puniscono la vecchia Europa»
di Ennio Caretto
WASHINGTON - «Mettiamola in termini calcistici», dice Paul Samuelson ridendo. «La squadra del dollaro è contenta di buscarle dalla squadra dell'euro: il capitano Alan Greenspan perché ha paura della deflazione e gli piacerebbe che i prezzi salissero anziché scendere; il centrocampista Snow è contento perché le esportazioni e quindi la produzione e l'impiego aumenteranno, e il deficit commerciale diminuirà; e il portiere Rove è contento perché l’Europa che ha osato opporsi alla guerra viene punita, e a lui potrebbe risultare più facile fare rieleggere Bush nel 2004». Samuelson, il primo premio Nobel americano dell'economia, allude al presidente della Fed, al ministro del Tesoro, John Snow, e al consigliere di Bush, Karl Rove. «L'amministrazione Bush non è come quella Clinton: a parole vuole il dollaro forte, nei fatti le serve debole».
Per «Le Monde » il calo del dollaro è una dimostrazione di potenza e una punizione alla Ue.
«I francesi sono paranoici ma non stupidi. La debolezza del dollaro è oggettiva. Ma anche voluta: l'amministrazione Bush non fa quasi nulla. Non mi stupirei se Rove consigliasse a Bush di non intervenire, perché il dollaro forte frenerebbe la ripresa, danneggerebbe le chance elettorali e aiuterebbe l'Ue».
Il ministro del Tesoro Snow però insiste che la politica Usa è quella del dollaro forte.
«Se non lo facesse, crollerebbero i mercati. Ma la verità è quella espressa dal suo sottosegretario Kathleen Cooper: il deprezzamento del dollaro permette agli esportatori di manovrare meglio coi prezzi, specialmente in Europa, il mercato più importante per noi».
Alcuni definiscono Greenspan «il padre del sorpasso dell'euro» rispetto al dollaro. Ma Greenspan non ha obiettivi politici.
«Lo è nel senso che ha aggravato il divario tra i nostri e i vostri tassi d'interesse. Penso che se il nostro prodotto interno crescesse del 3% tra qualche mese, Greenspan manterrebbe i tassi bassi per almeno un anno. L'obiettivo di Greenspan è economico: ci sono sintomi di deflazione, e vuole prevenirla».
E il pericolo che il dollaro precipiti?
«Se avesse sentore di una cosa del genere, Greenspan cambierebbe marcia. Ma per ora non c'è».
Per «Le Monde » il calo del dollaro è una dimostrazione di potenza e una punizione alla Ue.
«I francesi sono paranoici ma non stupidi. La debolezza del dollaro è oggettiva. Ma anche voluta: l'amministrazione Bush non fa quasi nulla. Non mi stupirei se Rove consigliasse a Bush di non intervenire, perché il dollaro forte frenerebbe la ripresa, danneggerebbe le chance elettorali e aiuterebbe l'Ue».
Il ministro del Tesoro Snow però insiste che la politica Usa è quella del dollaro forte.
«Se non lo facesse, crollerebbero i mercati. Ma la verità è quella espressa dal suo sottosegretario Kathleen Cooper: il deprezzamento del dollaro permette agli esportatori di manovrare meglio coi prezzi, specialmente in Europa, il mercato più importante per noi».
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