Da Il Manifesto del 13/05/2003

La guerra delle streghe bambine

Nella sola Kinshasa, capitale del Congo, sono oltre trentamila i bambini senza casa e costretti a vivere nella miseria. Molti di loro sono accusati di stregoneria e per questo messi in prigione o uccisi

di Marco D'Eramo

«Io non sono uno stregone, non ho fatto nessun sortilegio» protesta Olivier col giornalista dell'Observer, mentre «strofina contro la pancia un crocifisso di plastica blu mezzo masticato». Perché Olivier, nove anni, è stato accusato di stregoneria e buttato per strada: quando sua mamma morì di Aids tre anni fa, fu accolto dallo zio che però aveva altri cinque figli da nutrire; nel giro di una settimana lo cacciò di casa accusandolo di stregoneria, come fanno molte altre famiglie disperate. Olivier è uno dei 30.000 bambini senza tetto di Kinshasa, quasi tutti accusati di magia nera dalle loro famiglie. Nella capitale della repubblica democratica del Congo, il reporter del settimanale inglese è andato nello slum di Matonge a visitare il Centro Monsignor Munzihirwa gestito dal gesuita Jacques Bakewma, dove ha parlato con i bambini.

La prova inoppugnabile che questi bambini sono davvero stregoni sta nella morte o nella malattia dei loro congiunti: e in un paese con 1,2 milioni di adulti malati di Aids (su 56 milioni di abitanti), non è una prova difficile da ottenere. Per lo zio, Olivier è uno stregone perché continuava a pregare accanto al letto dove sua mamma era stata malata.

Ibrahim, 10 anni, e suo fratello Yves (9 anni), sono anch'essi orfani; quando la loro mamma è morta di Aids, sono stati affidati a una zia che non li nutriva e che poi ha attribuito la loro magrezza alla stregoneria. Joel (12 anni) è stato invece accusato di magia nera perché il nonno aveva sognato che lui lo stava uccidendo; allora la famiglia lo ha portato da una delle sette cristiane che fioriscono a Kinshasa per farlo esorcizzare, dietro pagamento di un sacco di cemento: lì Joel è stato picchiato fino a che non ha ammesso di essere uno stregone. Poi l'hanno rinchiuso in una cella, ma il padre l'ha buttato fuori anche se la setta affermava di aver cacciato via gli spiriti. Un esorcista rinomato, autoproclamato pastore di Cristo, è il Profeta Onokoko che induce i bambini a "vomitare il diavolo". Ha già esorcizzato 230 bambini e nella sua chiesa-baracca mostra campioni di diavoli vomitati: un intero gamberone, una conchiglia a forma di corno, e persino due pesci barbigli: «Sono usciti dalla bocca di bambini che avevano gli spiriti» dice all'Observer. Nessuno a Kinshasa dubita della stregoneria dei bambini: li accusano sì per sbarazzarsene e per non doverli nutrire, ma le famiglie sono davvero terrorizzate dai loro poteri magici: «Sono convinti che il figlio o la figlia possano trasformarsi in un gatto o uccidere la gente con maledizioni», dice padre Bakewma.

La frequenza della stregoneria infantile dipende non solo dalla credenza dei congolesi, ma anche dalle oscillazioni della geopolitica e della globalizzazione. Un recente crollo del prezzo dei diamanti sul mercato mondiale ha buttato per strada centinaia di bambini supposti stregoni nella città mineraria di Mbuji-Mayi, nel sud del paese. E da quando quattro anni e mezzo fa è scoppiata la guerra, il numero dei bambini senza tetto è raddoppiato a Kinshasa.

Già, la guerra in Congo, definita il conflitto più sanguinoso della terra dalla seconda guerra mondiale in poi. Secondo la Croce rossa, ha già fatto 3,3 milioni di morti, in gran parte per le epidemie e le carestie che ha provocato. [Vi è la tendenza a sparare numeri enormi sulle catastrofi africane: il genocidio in Ruanda ha fatto certo un milione e mezzo di morti, la guerra in Congo tre, l'Aids 20 o 40 o 60 milioni a seconda delle fonti, come se la realtà non fosse abbastanza drammatica. Così tutti i giornali parlano di 2,8 milioni di congolesi malati di Aids, mentre le cifre fornite dalle agenzie dell'Onu sono solidamente attestate intorno a 1,1-1,2 milioni: un dato è quasi il triplo dell'altro. Anche in quest'iperbole numerica si constata quanto è letteralmente svalutata la vita degli africani: perché colpisca, non basta dire che in Congo sono morte 300 o 500.000 persone, ma bisogna subito saltare ai milioni, nella convinzione che altrimenti non farebbe effetto].

Come in tutte le guerre, si mischiano cause geostrategiche, moventi macroeconomici, odi etnici, e giù giù fino alle faide familiari. Sullo sfondo vi è il sordo conflitto, combattuto per interposti massacri, tra la vecchia, declinante potenza coloniale, la Francia, e il nuovo padrone del mondo, gli Stati uniti, che vuole prendere controllo diretto anche del continente nero, delegato alla «vecchia Europa» finché c'era la guerra fredda: durante gli anni `90 gli Stati uniti hanno addestrato e rifornito militarmente sei dei sette stati che hanno partecipato al conflitto congolese.

C'è poi il saccheggio delle multinazionali. Il Congo - ex Zaire - subisce le proprie ricchezze naturali come una maledizione che lo rende bersaglio preferito delle razzie precoloniali, coloniali, post-coloniali: legni pregiati, cobalto, rame, cadmio, petrolio, diamanti, oro, uranio, zinco, manganese, stagno, bauxite, ferro, carbone e coltan (abbreviazione per columbium-tantalium, componente essenziale di computers e telefonini).

Vi sono poi gli appetiti dei vicini: Rwanda, Uganda, Burundi, Zambia, Angola (per non parlare della potenza egemonica regionale, il Sudafrica) che, appoggiano od osteggiano le parti in conflitto. In particolare è aspra la rivalità tra Rwanda e Uganda che s'innesta sui conflitti tra 200 etnie diverse, per cui il conflitto si è frammentato in almeno una dozzina di diverse guerre locali.

L'ultimo massacro risale a sabato scorso nella regione di Ituri che costituisce un buon esempio dell'indistricabile groviglio congolese. Ecco come lo descrive il Christian Science Monitor: «Tra agosto scorso e marzo, la capitale di Ituri, Bunia, era tenuta dall'Unione patriottica congolese (Upc), un movimento dominato dall'etnia Hema. La Upc aveva preso il controllo della città con l'appoggio dell'Ugandan People's Defence Force (Updf, l'esercito ugandese). L'Updf aveva infatti rotto con i precedenti padroni della città, il Movimento di liberazione congolese (Mlc), uno dei due principali gruppi ribelli del paese. Ma nell'ultimo mese l'Upc ha scambiato fedeltà e si è fatta appoggiare dall'esercito ruandese e dal gruppo Riunione per la democrazia congolese-Goma Rdc-Goma), appoggiato dai ruandesi. A sua volta, l'esercito ugandese, la Udpf, ha cominciato ad appoggiare la Riunione congolese per il movimento di liberazione democratico, una frazione scissionista del gruppo ribelle principale Rdc-Goma, e una milizia composta dall'etnia Lendu». L'emicrania del lettore è di sicuro meno cruenta dei massacri scoppiati a Bunia il 6 maggio quando l'esercito ugandese si è ritirato.

Di questi giorni va di moda citare Sherlock Holmes sul cane che non abbaia di notte, cioè su quanto è rivelatore un evento che non è successo. Rispetto all'Iraq, il silenzio che attornia la guerra congolese è altrettanto assordante. A non abbaiare di notte sono in tanti. Il papa, Schroeder, Jacques Chirac si sono spolmonati sull'Iraq, ma il Congo li commuove molto meno. Bush poi, non sente nessun'urgenza di «democratizzare» Kinshasa.

Eppure il Congo offre un'immagine impensata, e indicibile, del pianeta globalizzato. Intanto Gogol è emigrato all'equatore: l'esercito ugandese - scrive The Monitor - ha appena scoperto che due suoi battaglioni inviati in Congo avevano arruolato 200 soldati fantasma, col metodo delle Anime morte, pagando regolarmente il loro soldo, e armandoli di tutto punto. Ora l'Upf si chiede dove sono andate a finire le armi e le divise (reali) dei soldati fantasma.

In quest'aura irreale si muove l'Onu, impegnata nella più costosa, e più impotente, missione di pace della sua storia (più di 600 milioni di dollari l'anno): il New York Times fa notare che per tenere pacificato il Kosovo, la Nato impegna più di 28.000 soldati, e che il Congo ha una popolazione 25 volte maggiore su un territorio 200 volte più grande.

Risultato della missione di pace Onu: a marzo si sono avute le prove che il Movimento per la liberazione del Congo (Mlc) ha massacrato e mangiato civili nel nord del paese. Già a gennaio, il corrispondente del Guardian aveva riferito che «i due gruppi ribelli sostenuti dall'Uganda hanno l'abitudine di prendere per schiavi i pigmei per adibirli alla raccolta di cibo nella foresta e alla ricerca di minerali (...) e i cacciatori che ritornano a mani vuote sono uccisi e mangiati... Il cannibalismo è riemerso nel Congo orientale... gran parte della giungla è controllata dai Mayi-Mayi, un'accozzaglia di milizie tribali unite dalle loro credenze magiche e dal gusto per la carne umana. In una missione recente nel Congo orientale, il corrispondente del Guardian ha visto molti combattenti Mayi-Mayi che indossavano parti dei corpi dei loro nemici ruandesi, credendo che ciò li avrebbe resi invincibili».

Di fronte a questa realtà, fa sorridere l'inanità di iniziative come quella degli Stati uniti che, il 7 maggio, per «educare, riabilitare e reintegrare nella società gli ex bimbi-soldati» hanno offerto 13 milioni di dollari in tutto, a Colombia, Filippine, Congo, Sri Lanka..., quando si sa che nel mondo i bimbi-soldato sono almeno 300.000 (cioè 40 euro per rieducare ogni bambino-soldato).

I mocciosi veterani sono l'altra faccia dei bambini stregoni, ambedue espressione delle rivoluzioni che nelle forme dell'antico apporta la modernità. Infatti - dice il gesuita Bakewma all'Observer - una volta la stregoneria era appannaggio degli anziani, uomini o donne, che venivano temuti dai giovani. La stregoneria giovanile, anzi infantile, è un inedito fenomeno moderno, già osservato da Peter Geschiere in quel fantastico libro che è The Modernity of Witchcraft («La modernità della stregoneria», University Press of Virginia), disponibile anche in francese con il titolo Sorcellerie et politique en Afrique - La viande des autres, éd. Karthala). Geschiere osserva che in Camerun «un aspetto della nuova stregoneria è sorprendente: gli stregoni sono giovani e attaccano i vecchi; e i vecchi sembrano perfino non avere idee di come difendersi. Normalmente invece i più anziani sono supposti essere onnipotenti nel reame delle forze occulte...». Nell'Africa di oggi la stregoneria infantile è così indice di un'altra grande trasformazione della modernità, la crisi della famiglia-clan: i bambini di Kinshasa sono accusati di stregoneria e cacciati per strada perché la famiglia allargata non tiene più, si è slabbrata, non è più in grado di prendersi cura della sua discendenza. Ecco quindi che, ancora una volta, dai fumi e dalle distruzioni della guerra emerge come frutto del moderno quel che a prima vista sembrava retaggio primordiale: se nel nord del pianeta si è creata l'inedita categoria di «criminalità infantile», nel sud del pianeta si fa largo la stregoneria infantile.

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