Da La Stampa del 12/05/2003

Il segretario di stato in Medio Oriente per far ripartire la trattativa

Powell da Sharon e Abu Mazen «La pace ora è improrogabile»

di Aldo Baquis

Nel corso di una spola fra Gerusalemme e Gerico, il segretario di stato Colin Powell ha cercato ieri di contagiare il premier israeliano Ariel Sharon e il suo omologo palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) con il senso di grande urgenza che caratterizza il nuovo approccio della Amministrazione Bush verso le questioni mediorientali. «E' giunto il momento di mettersi al lavoro, adesso», ha detto loro a più riprese, riferendosi alla necessaria realizzazione del Tracciato di pace (Road Map) messo a punto dal Quartetto. Powell ha precisato che Sharon dovrà fare meglio in futuro per garantire la qualità di vita dei palestinesi, mentre Abu Mazen dovrà dimostrare la propria reale capacità di mettere fine agli attentati.
Secondo gli Stati Uniti, l'abbattimento del regime di Saddam Hussein ha dischiuso nuove possibilità in Medio Oriente, che non devono essere lasciate sfuggire. Al presidente siriano Bashar Assad, nei giorni scorsi, lo stesso Powell ha già posto un chiaro aut-aut: «Che scelga pure - ha spiegato a Gerusalemme il Segretario di stato - se preferisce mantenere buone relazioni con gli Stati Uniti, o piuttosto con Hamas». In questi giorni, anche israeliani e palestinesi vengono chiamati a prendere decisioni storiche. A sottolineare la drammaticità della situazione, un nuovo attentato palestinese (attribuito dalla televisione degli Hezbollah libanesi al braccio armato di al Fatah) si è verificato presso la colonia di Ofra, a est di Ramallah, dove un israeliano è stato abbattuto dal fuoco di cecchini mentre era al volante del proprio furgoncino. A Ramallah, nelle stesse ore, era in corso uno sciopero generale di protesta per il rifiuto opposto da Powell di incontrare il presidente Yasser Arafat, ormai inviso alla Amministrazione Bush. Abu Mazen ha ribadito che il Raíss deve adesso poter riacquistare la piena libertà di spostamento. Powell ha ostentato noncuranza. A un giornalista israeliano che gli chiedeva se fosse sempre valido l'impegno di Sharon di non colpire fisicamente Arafat, il Segretario ha risposto: «Penso di sì, perchè il premier non ci ha informato di alcun cambiamento in materia. Ma non abbiamo certo dedicato molto tempo a parlare di Arafat...». Nella sua visita, Powell ha conseguito ieri un risultato tangibile: la ripresa del dialogo diretto fra israeliani e palestinesi al massimo livello, con un incontro Sharon-Abu Mazen che potrebbe avvenire alla fine della settimana, prima cioè che il premier israeliano parta per Washington dove è atteso dal presidente Bush. Per facilitare la missione del Segretario di stato, Sharon ha ieri ordinato una serie di provvedimenti distensivi la cui importanza è stata però minimizzata da parte palestinese: fra questi, la revoca della chiusura dei Territori, il permesso per 25 mila pendolari di tornare a lavorare in Israele, la liberazione di 250 detenuti amministrativi (su un totale di oltre 5000 detenuti), la estensione delle zone di pesca sul litorale di Gaza. Molto meno del minimo necessario, ha commentato Abu Mazen, che ha rilevato con disappunto che finora gli Stati Uniti non sono riusciti nemmeno a strappare da Sharon un chiaro impegno a rispettare il Tracciato di pace, senza ulteriori modificazioni. La occupazione militare delle aree autonome resta una realtà quotidiana per oltre un milione di palestinesi. E ancora ieri nella città cisgiordana di Jenin una unità israeliana ha catturato un dirigente della Jihad islamica responsabile della confezione di autobombe. Il messaggio di questa operazione era chiaro: nella lotta al terrorismo, Israele continuerà ad agire ovunque nei Territori. Agli israeliani Powell ha detto che uno dei problemi principali da superare è quello delle colonie. Gli Stati Uniti vogliono che accanto ad Israele sia costituito uno stato palestinese «vitale», dotato di continuità territoriale: prima o poi la questione delle colonie, erette a macchia di leopardo, dovrà dunque essere risolta. Bush ne parlerà in maniera approfondita a quattro occhi con Sharon, ha anticipato Powell. Ai palestinesi il Segretario di stato ha ribadito una volta di più che ormai non basta nemmeno la sospensione della violenza, ma che occorre debellare i gruppi armati della intifada. Finchè proseguono gli attentati - ha ribadito ad Abu Mazen e al suo ministro degli interni Mohammad Dahlan, responsabile della polizia e della sicurezza preventiva - non c'è speranza di portare avanti iniziative diplomatiche. Hamas e la Jihad islamica hanno subito escluso la ipotesi di deporre le armi. «Gli americani e gli israeliani vorrebbero attizzare una guerra civile fra i palestinesi», hanno commentato
. «Abbiamo parlato di Gerusalemme e del diritto del ritorno» di milioni di profughi palestinesi, ha aggiunto Powell. Ma questi sono temi che saranno affrontati in futuro, una volta che fra israeliani e palestinesi sia stato ricostruito un minimo di fiducia reciproca, oggi inesistente.

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