Da Corriere della Sera del 17/04/2003

Richard Perle, il superfalco «Ora andiamo a rovesciare il regime siriano»

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Richard Perle chiede al Congresso di varare una «Legge sulla liberazione della Siria» modellata su quella del 1998 per la liberazione dell'Iraq. «Vi sono molti modi di combattere queste battaglie» dichiara. «Mi auguro che il Congresso esamini la possibilità di aiutare quanti vogliono liberare i siriani dalla tirannia baathista» (il partito del presidente Bashar Al Assad).
Perle ufficializza la proposta a un convegno all' American Enterprise Institute , il serbatoio di cervelli neoconservatore di Washington. Per l'Amministrazione Bush, che sulla questione siriana tiene un difficile equilibrio tra la diplomazia e la forza, è un intervento intempestivo. Ma non è la prima volta che il consigliere del Pentagono parla di un rovesciamento del regime a Damasco dopo Bagdad. Dieci mesi fa, Perle firmò un rapporto del Middle East Forum che caldeggiava dure misure contro la Siria, aggiungendo: «L'azione militare non può essere esclusa. Se necessaria, meglio condurla prima che tardi». Con Perle firmarono Elliot Abrams, il responsabile del Medio Oriente al Consiglio di sicurezza della Casa Bianca di Condoleezza Rice, e il sottosegretario alla Difesa, Douglas Feith.
Perle ha perso la direzione del Policy defense board del Pentagono per una questione di conflitto d'interessi (è lobbista per alcune società) ma non la sua influenza sulla Amministrazione. Un vecchio conservatore, Pat Buchanan, un ex candidato alla Presidenza, contrario alla guerra all’Iraq, lo accusa di fare parte di un gruppo di falchi «che con il sangue alle narici vogliono marciare su Damasco e plasmare il Medio Oriente a loro immagine e somiglianza».
Perle, detto il «cavaliere nero» del disarmo del presidente Reagan per la sua ferocia nei confronti dell'Urss, ribatte che il Medio Oriente deve cambiare. Tanto che al convegno dell’ American enterprise institute diffida gli Usa dal fare concessioni ai palestinesi nei negoziati con Israele: «L’idea che l'opinione pubblica araba va ricompensata per ciò che abbiamo fatto in Iraq è un grosso errore. E' il segnale psicologico sbagliato».
Se Bush accettasse i consigli di Perle, sarebbe crisi, e crisi grave, anche all'Onu e nei rapporti tra l'America e l'Europa. «L'Iraq - dichiara il leader neoconservatore - non ha bisogno di legittimazione dall'Onu. Lo legittimeranno i suoi cittadini. L'Onu non ha liberato l'Iraq, molti suoi membri sono regimi dispostici. Oggi i nostri amici europei, in particolare quelli che si opposero a noi, rivendicano un ruolo all'Onu in Iraq perché sanno che non sarebbero i benvenuti a Bagdad. Penso che perdoneremo il futuro governo iracheno se non vorrà ricevere Chirac o le società francesi adesso ansiose di partecipare alla sua ricostruzione. Lo stesso vale per la Germania e la Russia. Ci hanno profondamente deluso».
Secondo Perle, «l'America ha vinto sul campo il diritto di stabilire politiche che rispondono all'interesse degli iracheni». E precisa: «Essere magnanimi nella vittoria non significa invitare a partecipare alla ricostruzione dell’Iraq gente contraria alla sua liberazione. Non siamo tenuti a scusarci se la escludiamo».
Perle fa un'altra richiesta bomba: che venga abolito il programma «oil for food» dell’Onu, la vendita del petrolio iracheno in cambio di viveri e medicine per il Paese. «Con questo programma, l'anno scorso l'Onu si mise in tasca 600 milioni di dollari. E' immorale. Il petrolio appartiene agli iracheni e deve servire al rilancio della loro economia».

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