Da Corriere della Sera del 15/04/2003

Fra cautele e impazienze la partita del dopo-Saddam

di Stefano Folli

La telefonata tra Chirac e Berlusconi, alla vigilia del vertice di Atene, ha un doppio significato. Indica che l’Italia è in grado di svolgere un’opera di ricucitura dei rapporti all’interno dell’Unione: compito essenziale per chi si prepara al semestre di presidenza, ma tutt’altro che facile dopo le spaccature dei mesi scorsi. In secondo luogo, rivela che sul dopoguerra in Iraq si sta forse aprendo lo spazio per un’azione in qualche modo concertata tra le capitali europee. Magari non sarà per domani, perché il mosaico è difficile da comporre, ma può darsi che nel giro di un paio di mesi, o anche meno, l’Europa sarà in grado di agire nell’Iraq devastato (aiuti umanitari, bonifica del territorio, ordine pubblico). S’intende, attraverso un chiaro accordo con gli Usa. Di sicuro la gestione del dopo-Saddam si profila già oggi come la priorità del semestre italiano. E stavolta Berlusconi vuole evitare di farsi tagliar fuori da un eccesso di cautela. La parola d’ordine è: troviamo un ruolo per l’Italia il più presto possibile. Senza farsi scavalcare dagli altri europei.
Ecco perché il governo cerca oggi alla Camera il «via libera» politico alla missione umanitaria. Ne ha bisogno per presentarsi con le carte in regola agli americani, in primo luogo; ma in fondo anche ai partner europei, da Chirac a Schröder.
Con un’avvertenza. Un conto è il via libera parlamentare, un altro è l’effettivo dispiegarsi della missione. Per quello ci vogliono certezze e tempi medio-lunghi. L’Iraq è ancora un teatro di guerra e l’Italia è ufficialmente «non belligerante». Ecco perché la soluzione della missione umanitaria sembra adatta a risolvere il rebus: si va in Iraq con un contingente misto civile-militare, in cui l’aspetto assistenziale è evidente. A esclusiva salvaguardia degli aiuti si invia un piccolo nucleo di carabinieri (due/trecento), forse con altri soldati incaricati della logistica.
In questo modo il segnale politico è garantito, ma si evita (almeno sulla carta) di passare per «belligeranti», in base all’analisi proposta da Francesco Cossiga. Più tardi, man mano che si chiarirà il quadro internazionale e si metterà a punto un piano europeo, l’Italia potrà estendere la sua presenza in Iraq, magari con ruoli di maggiore prestigio di quelli riservati ad altri Paesi che non hanno fatto parte della coalizione.
Sentiremo stamane alla Camera il discorso del ministro degli Esteri. Ma l’obiettivo politico di Berlusconi è chiaro e la telefonata di ieri sera con Chirac lo rende ancora più esplicito. Il fiammifero adesso è nelle mani dell’opposizione. E’ possibile che stavolta accetti, in chiave bipartisan , la logica della missione umanitaria, benché fuori dalla cornice Onu. Il che implica di riconoscere che in questa fase le Nazioni Unite non hanno voce in capitolo, mentre potranno ritrovare un ruolo in futuro.
In altre parole, la sinistra italiana si trova di nuovo al bivio. Dire «no» alla missione umanitaria che il governo sta attrezzando sarebbe difficile da motivare presso l’opinione pubblica, almeno per l’Ulivo moderato (significativo, al riguardo, lo sconforto del socialista Del Turco). Dire «sì» significa però ammettere un successo tattico di Berlusconi. E soprattutto riaprire la ferita con la costola iper-pacifista e anti-americana, ferita che nei giorni scorsi si era cercato di tamponare. Perché è chiaro che c’è o può esserci un elemento di ambiguità nella missione umanitaria. Si tratta pur sempre di un teatro di guerra, dove vige un regime militare d’occupazione.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Visto da Washington
Bush chiede agli alleati di restare In estate 6 grandi basi per i soldati
Il piano per il passaggio dei poteri a un governo provvisorio Gli Usa aspettano una nuova risoluzione al Palazzo di Vetro
di Ennio Caretto su Corriere della Sera del 17/03/2004

News in archivio

Il grado d'Appello sulla vicenda dei processi 'aggiustati' conferma le pene per l'avvocato di Forza Italia e Attilio Pacifico
Sme, Previti condannato a 5 anni. "Sentenza come colpo di pistola"
La dura reazione dell'imputato: "E' un'esecuzione pianificata Vado avanti per dimostrare che il sistema giudiziario è morto"
su La Repubblica del 02/12/2005
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0