Da Corriere della Sera del 17/02/2003
«Berlino va punita nell’economia»
Il ministro della Difesa Rumsfeld vorrebbe così vendicare il «tradimento» sull’Iraq
di Ennio Caretto
WASHINGTON - L’amministrazione Bush cercherà di mettere economicamente in ginocchio la Germania per vendicarsi del «tradimento» del cancelliere Schröder sull’Iraq? Sì, se la avrà vinta il ministro della Difesa Donald Rumsfeld. Lo afferma il domenicale britannico Observer , rivelando che il falco di Washington vorrebbe spostare al più presto tutte le truppe statunitensi dalla Germania a due o tre Paesi dell’Europa orientale «per punire i tedeschi».
Secondo il giornale, alcuni mesi fa il Pentagono decise di ridistribuire le sue forze in Europa per affrontare meglio la crisi nel Golfo persico e in Medio Oriente. Ma il rifiuto del cancelliere tedesco Gerhard Schröder di appoggiare l’America nella guerra con l’Iraq avrebbe spinto Rumsfeld a proporre il loro totale sgombero dalla Germania. Uno dei vice del ministro, Jack Dyer Crouch, lo ha smentito pur confermando che ci sarà un «riposizionamento» delle truppe, e lasciando capire che potrebbe costituire uno strumento di pressione su Berlino.
La clamorosa rappresaglia aprirebbe una crisi insanabile non solo tra le due potenze, ma anche tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea e all’interno della Nato, e costringerebbe la Germania a riarmarsi, con gravi ripercussioni internazionali. E’ probabile che il piano Rumsfeld, se davvero esiste, venga modificato dall’amministrazione. Avrebbe comunque luogo uno spostamento di truppe statunitensi dal territorio tedesco a Paesi più vicini all’aerea del Golfo persico, quali la Bulgaria o l’Ungheria, che ne trarrebbero un giovamento economico di cui hanno enorme bisogno. Contingenti Usa resterebbero egualmente in Germania, dove Washington dispone di formidabili strutture militari, dalle basi agli ospedali, e persino di depositi nucleari.
La ristrutturazione della presenza militare Usa in Europa non toccherebbe alleati fidati come Italia, Spagna e Gran Bretagna, che si sono schierati con Washington a favore di una guerra all’Iraq.
Citando anonimi funzionari del Pentagono, l’ Observer sostiene che Rumsfeld è deciso a farla pagare cara alla Germania. Stando ai funzionari, Berlino ha ricevuto e riceve «miliardi di dollari» dagli Usa per il sostentamento di 42 mila militari e delle loro famiglie, e per la gestione di carri armati, aerei, elicotteri e altri mezzi. «La Germania è in serie difficoltà economiche - ha sottolineato uno degli interlocutori del domenicale -, senza il nostro contributo entrerebbe in crisi. Ma non merita più il nostro sostegno». E’ un risentimento ricambiato dalla maggioranza dei tedeschi. Secondo un sondaggio Polis il 65 per cento degli abitanti della Germania ha oggi un’opinione peggiore degli Stati Uniti rispetto a un anno fa. E secondo un’inchiesta di Der Spiegel , il 53 per cento considera gli Usa un pericolo maggiore per la pace dell’Iraq o della Corea del Nord.
La prospettiva di una «punizione» della Germania desta allarme tra gli esponenti delle passate amministrazioni e al Congresso. L’ex comandante della Nato, Wesley Clark, ha ieri dichiarato che potrebbe candidarsi alla presidenza per neutralizzare Bush. «Non abbiamo mostrato rispetto per Paesi come la Germania e la Francia - ha detto, contestando seccamente Rumsfeld -. Finché resteremo uniti all’Europa, potremo smuovere il mondo, ma da soli no». Clark ha accusato il presidente di fare «un’operazione chirurgica sbagliata» attaccando l’Iraq invece di concentrarsi sulla lotta contro Al Qaeda, e di impedire il riarmo atomico della Corea del Nord.
Secondo il giornale, alcuni mesi fa il Pentagono decise di ridistribuire le sue forze in Europa per affrontare meglio la crisi nel Golfo persico e in Medio Oriente. Ma il rifiuto del cancelliere tedesco Gerhard Schröder di appoggiare l’America nella guerra con l’Iraq avrebbe spinto Rumsfeld a proporre il loro totale sgombero dalla Germania. Uno dei vice del ministro, Jack Dyer Crouch, lo ha smentito pur confermando che ci sarà un «riposizionamento» delle truppe, e lasciando capire che potrebbe costituire uno strumento di pressione su Berlino.
La clamorosa rappresaglia aprirebbe una crisi insanabile non solo tra le due potenze, ma anche tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea e all’interno della Nato, e costringerebbe la Germania a riarmarsi, con gravi ripercussioni internazionali. E’ probabile che il piano Rumsfeld, se davvero esiste, venga modificato dall’amministrazione. Avrebbe comunque luogo uno spostamento di truppe statunitensi dal territorio tedesco a Paesi più vicini all’aerea del Golfo persico, quali la Bulgaria o l’Ungheria, che ne trarrebbero un giovamento economico di cui hanno enorme bisogno. Contingenti Usa resterebbero egualmente in Germania, dove Washington dispone di formidabili strutture militari, dalle basi agli ospedali, e persino di depositi nucleari.
La ristrutturazione della presenza militare Usa in Europa non toccherebbe alleati fidati come Italia, Spagna e Gran Bretagna, che si sono schierati con Washington a favore di una guerra all’Iraq.
Citando anonimi funzionari del Pentagono, l’ Observer sostiene che Rumsfeld è deciso a farla pagare cara alla Germania. Stando ai funzionari, Berlino ha ricevuto e riceve «miliardi di dollari» dagli Usa per il sostentamento di 42 mila militari e delle loro famiglie, e per la gestione di carri armati, aerei, elicotteri e altri mezzi. «La Germania è in serie difficoltà economiche - ha sottolineato uno degli interlocutori del domenicale -, senza il nostro contributo entrerebbe in crisi. Ma non merita più il nostro sostegno». E’ un risentimento ricambiato dalla maggioranza dei tedeschi. Secondo un sondaggio Polis il 65 per cento degli abitanti della Germania ha oggi un’opinione peggiore degli Stati Uniti rispetto a un anno fa. E secondo un’inchiesta di Der Spiegel , il 53 per cento considera gli Usa un pericolo maggiore per la pace dell’Iraq o della Corea del Nord.
La prospettiva di una «punizione» della Germania desta allarme tra gli esponenti delle passate amministrazioni e al Congresso. L’ex comandante della Nato, Wesley Clark, ha ieri dichiarato che potrebbe candidarsi alla presidenza per neutralizzare Bush. «Non abbiamo mostrato rispetto per Paesi come la Germania e la Francia - ha detto, contestando seccamente Rumsfeld -. Finché resteremo uniti all’Europa, potremo smuovere il mondo, ma da soli no». Clark ha accusato il presidente di fare «un’operazione chirurgica sbagliata» attaccando l’Iraq invece di concentrarsi sulla lotta contro Al Qaeda, e di impedire il riarmo atomico della Corea del Nord.
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